sabato 23 maggio 2009

La speranza riparte dai più piccoli: una giornata ad Onna e San Gregorio con la troupe di TRSP

Nel caldo mattino di mercoledì 13 maggio, con una troupe di Trsp ci rechiamo ad Onna, l’antica Villa Unda (dal latino unda, «onda»), la piccola frazione aquilana situata nei pressi della confluenza tra la Vera e l’Aterno. Davanti a noi un ampio lastricato di ghiaia, un albero la cui folta chioma con la sua ombra protegge dai raggi solari alcuni volontari e sul tronco una targa reca la scritta: Piazza Umberto I.

Tra le volontarie ad accoglierci con un sorriso anche don Oreste Stincone e suor Maria Lilia. Loro, insieme ad alcune maestre, sono i primi volti della speranza incontrati. Nei loro occhi una luce forte e chiara, figli di una speranza che si prepara ad essere concretizzata con la riapertura della scuola primaria. Accanto alle suore della Presentazione, le maestre di sempre Elisa e Anna Rita: a loro è affidato il compito della risurrezione di questa comunità insieme ai piccoli che saranno gli adulti di domani. Compito difficile ma necessario.

Dietro, sullo sfondo brilla il Gran Sasso ancora innevato e bianco che riflette il blu delle tendopoli, i prati verdi, i meli in fiore. Nell’aria si avvertono profumi freschi che riportano alla memoria quelle torte profumate dalle mele “renette” tanto care agli abitanti di Onna… Sono gli elementi che madre natura regala a tutti i bambini per ispirare i loro disegni, e da lì che bisogna ripartire, dai loro colori, dai loro acquerelli, perché dai loro prati sbocceranno i fiori della nuova vita. Anche Gesù disse: «Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt. 11,25).

Si intravede all’ingresso un’altra forma di carità, quella dei “dottor clown”, che da alcune settimane cercano di far sorridere bambini ed adulti, invitandoli a parlare delle loro forti e crudeli emozioni vissute. Portano il loro naso rosso tra le tendopoli sempre con lo stesso spirito di servizio e serenità: lo spirito di chi rispetta il dolore ma ha gran voglia di vivere intensamente la vita, mettendosi all’ascolto dell’altro. Il dott. Panciotta: «…Cerchiamo di far uscire dall’interno delle persone le scene apocalittiche vissute e portarle altrove! ».

Continuiamo a guardarci intorno. L'attenzione si sposta su di un tendone giallo adibito a Chiesa, voluto intensamente fin da subito da don Cesare Cardozo, parroco di San Pietro. All’interno la statua della Madonna di Loreto donata dai loretani. Recuperata tra le macerie anche la pregiata statua lignea quattrocentesca della Madonna, momentaneamente conservata e sistemata in un container.

Il sacerdote venezuelano, per sostenere tutti gli abitanti, ha sistemato assieme ai Vigili del Fuoco le antiche campane dei Martiri al fianco della chiesa-tenda: il loro suono rappresenta l’unione fra cielo e terra, ad esse è riconosciuto il potere di purificare e richiamare, sono considerate la “Voce di Dio”. Segno caratteristico di questo piccolo borgo di montagna, dove i rintocchi dei vari campanili si rincorrono da secoli nelle valli. È il richiamo collettivo quotidiano dalle prime luci dell’alba all’imbrunire, è simbolo di appartenenza, segno di identità specifica, segnala la via giusta ai pellegrini in cammino alla ricerca del nuovo giorno.

Torna alla mente il noto capolavoro letterario dello statunitense Hemingway: Per chi suona la campana. E gli abitanti di Onna, come i protagonisti del romanzo, attraversano difficoltà e sofferenze ma le vibrazioni non annunciano solo la morte; al di là di ogni errore e distruzione i rintocchi lenti e profondi sono regolatori della vita, segno di forza e libertà per “rinascere” e dar spazio all’amore, all’amicizia e alla condivisione nell’ora in cui suona la campana.

Lasciamo Onna ma presto torneremo a farle visita, il tempo urge. Dopo pochi chilometri raggiungiamo il paesino di San Gregorio, ad accoglierci la madre generale delle suore della Congregazione del Sacro Cuore “Ferrari”, suor Lidia, donna di profonda vita interiore che accompagna le giovani consorelle nel lungo cammino di ricostruzione. Abbiamo condiviso con loro un pasto veloce all’interno di un container.

Dai volti di queste sorelle si irradia un calore ed un sorriso penetrante, segni importanti in tempi di forte coraggio, in cui la fede in Dio va intensamente nutrita nonostante i disagi e le difficoltà terrene. Che la loro missione e professionalità non venga mai meno in momenti delicati come questi. I loro bambini – circa sessanta – sono sfollati sulla costa nell’attesa di ritornare nella loro scuola.

La speranza qui si sta concretizzando grazie all’aiuto degli Alpini di Caltrano (Vicenza). Alcuni li abbiamo incontrati sul campo da lavoro: Antonio Zavagnin, Gastone Zordan, Giuseppe Gasperi, Massimiliano Cortese, Ilario Toldo e Marino Toldo. Sono i costruttori della prima casa-asilo in legno per i terremotati dell’Aquila. Segno visibile, vitale e importante per far tornare alla normalità i piccoli bambini della Scuola dell’Infanzia paritaria “Baldassarre Nardis”.

Le religiose sono un riferimento importante per i bambini, con il loro amore mirano a formare tutta la persona fin dalla tenera età: mente, cuore e carattere. Con la loro delicatezza cercheranno di dare un senso alla vita, a quanto accaduto e a ricordare gli amici che non ci sono più, in modo particolare suor Anna Maria. Ricominciare nel rispetto della vita e della dignità umana, come hanno sempre fatto, vivendo esclusivamente attraverso il contributo di offerte volontarie.

Accanto alle sofferenze, al dolore di queste popolazioni, vi è tutta la Chiesa, desiderosa di aiutare a ricostruire quanto è stato gravemente danneggiato. La presenza dei sacerdoti, religiosi e religiose sul campo vuole essere un segno tangibile che il Signore crocifisso è risorto e non abbandona i suoi fratelli. Una risposta a tanto dolore passa anche attraverso la nostra solidarietà che non si può limitare solo all’emergenza iniziale, ma deve diventare un concreto sostegno nel tempo.

Morena Del Coco

Un sogno nel cuore: oratorio sacro sulla vita di padre Giaquinta

La Pro Sanctitate, in occasione del 15.mo anniversario della morte del servo di Dio padre Guglielmo Giaquinta, propone un oratorio sacro sulla vita del fondatore.

Quest’opera narra il percorso spirituale di un uomo immerso nella storia del suo tempo e altrettanto coinvolto dal dialogo con il suo Dio che gli ha posto nelle mani un sogno da realizzare. Correva l'anno 1946, in un tempo di macerie materiali e spirituali il giovane don Guglielmo intuisce l’oscura fame dell’uomo: sentirsi amato.

“Se tutti gli uomini – diceva – si scoprissero amati personalmente da Dio, se si sentissero figli di un solo Padre e scoprissero di essere fratelli in Cristo Gesù, allora il mondo sarebbe davvero diverso”. Così nel suo cuore si faceva strada una visione, per alcuni un'utopia: “Non più guerre, non più conflitti, non più odio, violenza, fame, povertà, ma un mondo di santi e di fratelli. Spenderà tutta la vita per dare un volto e una storia al suo sogno”.

Il grido di Gesù Crocifisso che desidera attirare il mondo a sè, la fiducia attinta dal Cuore Immacolato della Madonna, la fedeltà e l’amore per la Chiesa, popolo di Dio in cammino verso il suo Signore, animeranno la vita e l’opera pastorale di questo sacerdote romano, poi vescovo, che consumerà fino alla fine la sua offerta per la santificazione del mondo.

L’oratorio sacro è un’opera musicale per voci recitanti, soli, coro e orchestra; il testo è stato curato da Loredana Reitano, le musiche, tutte originali, sono state composte appositamente dal M° Sante Centurione. Direttore è Roberta Fioravanti; voce recitante, Marco Paparella; mezzosoprano, Anna Rita Romagnoli; basso, Adriano Scaccia; soprano, Tiziana Chiavaroli; tenore, Nicolò La Farciola; soprano, Laura Toro.

L'orchestra sinfonica si compone di 27 elementi; canta il coro liturgico Pro Sanctitate. La prima esecuzione nazionale è in programma lunedì 1 giugno prossimo, alle ore 21.00, nella chiesa della Madonna del Carmine in Via Ravizza, 107 alla Civitella di Chieti. L'ingresso è libero. Info: 085-690787.



LA SCHEDA

Il movimento Pro Sanctitate è una realtà ecclesiale fondata da mons. Giaquinta. I membri laici, (associati, aderenti e simpatizzanti), si impegnano a vivere e diffondere la vocazione universale alla santità, chiamata rivolta da Dio ad ogni uomo. In piena fedeltà e sintonia con la Chiesa e con i suoi pastori, il movimento si inserisce nelle realtà parrocchiali e diocesane e propone cammini formativi, nuclei di preghiera e di ricerca vocazionale, animazione liturgica ed esperienze di spiritualità rivolte a tutti, in particolare a giovani e famiglie. Le Oblate Apostoliche, laiche consacrate in un Istituto secolare nato dallo stesso fondatore, affiancano i membri impegnati curando in modo particolare la diffusione e la missionarietà del movimento.

Di fronte al cambiamento culturale in atto anche in Italia e agli scenari diffusi della cosiddetta “modernità liquida” (Zygmunt Bauman), nella quale “modelli e configurazioni non sono più ‘dati’, e tanto meno ‘assiomatici’”, in quanto “ce ne sono semplicemente troppi, in contrasto tra loro” (ib.), appare sempre più necessario far risuonare il “kérygma” (primo annuncio), centro e cuore del messaggio cristiano, e non dare per scontata la trasmissione della fede.

L’urgenza del “primo annuncio” è stata più volte sottolineata nei documenti della Cei di questi anni. Ad esempio, citiamo i documenti Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2001), n. 57, e Il volto missionario delle Parrocchie in un mondo che cambia (2003), n. 6. e poi le tre Note del Consiglio Permanente dedicate all’iniziazione cristiana (1997; 1999; 2003), e il testo della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi, Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo (2005), su finalità, contenuto, linguaggi, soggetto e metodo del primo annuncio.

Il capitolo terzo di questa Nota offre anche un’esemplificazione del primo annuncio della fede. Così, il kérygma appare ancor più attuale se si guarda al contesto immediato, caratterizzato dalla sfida del pluralismo religioso in aumento nel Paese, dalla crescita dell’indifferenza e di una certa ostilità antireligiosa (si pensi ai recenti “pamphlets” di apologia dell’ateismo), dalle domande diffuse dei non credenti in ricerca.

Nella stessa comunità ecclesiale aumenta la consapevolezza che la Chiesa tanto più e meglio evangelizza, quanto più si lascia continuamente evangelizzare. È di fronte a questo quadro che la Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, nell’attuale quinquennio ha lavorato a questa Lettera ai cercatori di Dio, intesa come un sussidio offerto a chiunque voglia farne oggetto di lettura personale e come un punto di partenza per dialoghi destinati al primo annuncio, all’interno di un itinerario che possa introdurre all’esperienza della vita cristiana nella Chiesa.

Il Consiglio Episcopale Permanente ne ha approvato all’unanimità la pubblicazione nella sessione del 22-25 settembre 2008 ed sarà presentata a tutti i Vescovi italiani nell’Assemblea di fine Maggio 2009. Frutto di un lavoro collegiale che ha coinvolto – oltre che vescovi – teologi, filosofi, pastoralisti, catecheti ed esperti di scienze umane e di comunicazione, la Lettera si rivolge ai “cercatori di Dio”, a tutti coloro, cioè, che cercano il volto del Dio vivente.

Lo sono i credenti, che crescono nella conoscenza della fede proprio a partire da domande sempre nuove, e quanti - pur non credendo - avvertono la profondità degli interrogativi su Dio e sulle cose ultime. La Lettera vorrebbe suscitare attenzione e interesse anche in chi non si sente in ricerca, nel pieno rispetto della coscienza di ciascuno, con amicizia e simpatia verso tutti.

L’auspicio è che questo testo - anche per il suo stile colloquiale e il linguaggio semplice e diretto - possa avere una diffusione ampia, sostenuta dall’impegno di evangelizzazione delle Diocesi e delle aggregazioni ecclesiali, oltre che dei singoli pastori, dei catechisti, dei docenti di religione e di quanti desiderano conoscere e far conoscere il messaggio cristiano.

Il testo ha un impianto “fondamentale”, parte cioè da alcune domande diffuse, per poi proporre l’annuncio della fede e rispondere alla richiesta: dove e come incontrare il Dio di Gesù Cristo? Esso non intende dire tutto: vuole piuttosto suggerire, evocare, attrarre a un successivo approfondimento.

Si tratta di un invito a riflettere insieme sulle domande che ci uniscono (parte I); di una testimonianza, tesa a rendere ragione della speranza che è in noi (parte II); di una proposta fatta a chi cerca la via di un incontro possibile con il Dio di Gesù Cristo (parte III).

Ne emerge il volto di una Chiesa amica, che si fa vicina alle domande del cuore, come a quelle del tempo, dialoga con chi è in ricerca e si propone di “rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi... con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”, a partire dalla adorazione del Signore Gesù nei nostri cuori (1Pt 3,15-16).

Lo Spirito del Risorto, esegeta del Verbo nel cammino della Sua Chiesa, renda feconda questa Lettera nel cuore di quanti potranno in qualunque modo utilizzarla.

Bruno Forte, Arcivescovo

La scarpinata dello Spirito: la Visita Pastorale a San Camillo de Lellis in Chieti

“M’ha vinute a truvà Munzignore, scì benedette!”. Con questa tenera espressione, rilasciata da una delle tante persone inferme visitate a domicilio dall’amato arcivescovo, è contenuta la gioia della Visita Pastorale. Infatti, nei giorni 15, 16 e 17 maggio, si è svolta nella parrocchia di San Camillo de’ Lellis in Chieti questa tre-giorni di grazia. Il festoso evento era stato annunciato, sin dal tempo dell’Avvento, dal parroco don Carlo Angelini e dal vice don Antonio Santarelli.

Venerdì 15, dopo il dialogo con il parroco e i presbiteri presenti in parrocchia, padre Bruno ha incontrato gli alunni, gli insegnanti e tutto il personale della scuola primaria “S. Andrea” e dell’infanzia in via Speziali. Si è poi recato al “Theate Center” visitando tutti gli uffici presenti.

Nel pomeriggio ha incontrato alcuni malati nelle loro case, quindi ha fatto il solenne ingresso nella chiesa parrocchiale e ha presieduto la liturgia penitenziale incontrando al termine i ragazzi della cresima e i bambini della prima comunione con i genitori e i padrini.

La mattinata di sabato 16 è iniziata con la visita al monastero di S. Chiara, dove padre Bruno si è trattenuto con la madre badessa, suor Annamaria Crocetta, e le sue consorelle. Un breve saluto alle case-famiglie in via E. Bruno e via Maiella, quindi l’incontro gioioso presso le Scuole medie Chiarini-De Lollis.

Nel pomeriggio ha incontrato i bambini e i ragazzi del catechismo con gli educatori. In seguito la celebrazione eucaristica con la consegna dell’Evangeliario. In serata l’incontro con gli organismi di partecipazione, i gruppi e le associazioni presenti in parrocchia.

Domenica mattina, ultimo giorno della visita, si è recato dapprima nelle chiese sussidiarie della parrocchia: Madonna del Buon Consiglio, S. Maria Calvona e S. Donato, quindi ha concluso nella chiesa parrocchiale con la solenne celebrazione eucaristica, durante la quale ha conferito il sacramento della cresima. Nei vari appuntamenti padre Bruno ha avuto parole di incoraggiamento e di conforto per tutti e i tanti momenti di serenità sono stati spesso sottolineati da calorosi applausi.

A conclusione dell’intensa “scarpinata dello Spirito”, compiaciuto dell’attenzione ricevuta, monsignore ha lasciato in ricordo alla giovane comunità parrocchiale di “Filippone” la seguente dedica autografa sull’Evangliario donato a ricordo della visita: “Benedico la Comunità parrocchiale di S.Camillo de’ Lellis in Chieti, grato per la splendida accoglienza e per la gioia della preghiera vissuta insieme, uniti nell’amore di Cristo”.

Donatello Pellicciotta

Sette modi per dire "amore": i giovani con padre Bruno per il dialogo della fede


L’appuntamento per il dialogo sull’amore con padre Bruno a Fossacesia ore 17.00 di domenica 17 maggio scorso. All’inizio solo pochi ragazzi: sembrava che l’incontro fosse stato dimenticato anche perché di solito i ritardatari sono altri. Invece, questa volta mancava proprio l’arcivescovo che è arrivato un po’ più tardi a causa del traffico bloccato per un incidente sull’autostrada. Altri ragazzi hanno avuto problemi a raggiungere la chiesa di San Donato per la concomitanza di una gara ciclistica in corso nella zona. Così, il dialogo è iniziato con diversi minuti di ritardo.

Dopo il saluto di padre Bruno, i presenti sono stati introdotti alla riflessione con l'ascolto di una canzone di Nek “Se non mi ami”, che ha permesso ai giovani di capire che senza amore nessuno è niente mai. Quindi il canto di invocazione allo Spirito Santo e la lettura di alcuni testi per spiegare il magnifico dono dell’amore: all’inzio non c'è nulla; poi, con gratuità assoluta, Dio crea il destinatario del suo amore: quindi l'uomo nasce dall’amore ed è chiamato dall’amore. “Bisogna avere mani aperte – spiega padre Bruno – per ricevere amore”.

E continua: “Amore è fare di tutto perché l’amato cresca e poi sbocci e fiorisca diventando l’uomo che deve essere e non quello che tu vuoi modellare sull’immagine dei tuoi sogni”. Dopo un istante di silenzio e riflessione è stato proclamato il vangelo del comandamento dell’amore; quindi, si è giunti al dialogo.

Emanuele Di Nardo e Ilenia Marcantonio hanno posto, a nome di tutti, le domande a padre Bruno cominciando con la classica “Cos’è, per lei, l’amore?”.

L’arcivescovo per rispondere a questa domanda ha scelto sei giovani e, attraverso di loro, ha stimolato alla comprensione del significato dell'amore. Si è servito di sette modi di dire “amore” nelle lingue ebraica, greca e latina. Sei giovani per sette nomi proprio perché l’ultimo – dilectio – è quello che si deve ritrovare in tutti gli altri!

In ebraico la parola amore si dice ahavah, è l’amore che c’è quando c’è Dio in mezzo, l'amore fra Dio infinitamente grande e l’uomo infinitamente piccolo, infinita distanza che diviene unione di cuore. In greco ci sono tre termini. Il primo è eros, (in italiano la radice costruisce la parola erotismo): è al tempo stesso desiderio ma anche amore che vuole possedere; poi c'è philia, l’amore che stabilisce sintonia, amicizia, è l'amore come confidenza capace di cogliere il dialogo; infine, il termine agape: è l'amore oblativo, che si dona gratuitamente ma che ha in sé la dimensione di lotta (agone ha la stessa radice di agape).

Anche il latino usa tre termini. Il primo è amor (secondo una fantasiosa etimologia a-mors) che è l’amore che non perdona la morte, l’amore che vince la morte; caritas, amore di gratuità, amore di sola andata, che sa suscitare tenerezza, gioia; dilectio, amore puro, gratuito, amore che sa creare legami, l’invisibile che ci affascina.

Dopo la complessa spiegazione, le altre domande. Quali dimensioni della persona umana coinvolge l’amore? Padre Bruno ha risposto dicendo: “Tutte, nessuna esclusa”. Ed elencando i 5 sensi ha continuato: “La vista, in quanto l’amore rende capaci di vedere anche l’invisibile; l’udito in quanto è dolce ascoltare la parola amore: il gusto, perché l’amore; ha un buon sapore; gli odori, i profumi sono un segnale, ma l'amore è il buon profumo dell'altro; il tatto, quel toccare (la carezza, il bacio, la stretta di mano...) per sentirne la presenza.

E ha concluso ricordando che “l’amore esige intelligenza in quanto bisogna capire l’altro, sono coinvolti anche il cuore, il sentimento, la passione, anche l'eros deve essere integrato e sublimato dall’amore”.

Altra domanda: il più grande bene è la vita; oggi però siamo accecati da un grande egoismo tanto da arrivare anche a togliere la vita dell’altro o a fare del male. Cosa abbiamo perso? L’arcivescovo ha spiegato che in questo modo si perde la persona stessa, perché l’amore è eterno.

Da ultimo, citando Raoul Follereau che disse: “Vi lascio in eredità il bene che io non ho fatto…”, è stato chiesto al presule quali motivi spingono a fare scelte di volontariato e come fare a capire il vero bene dell’altro? L’arcivescovo ha risposto che il volontariato è tale se è ispirato dalla gratuità (nel senso che si preoccupa innanzitutto di donare) e non ha come suo principale scopo la propria gratificazione.

Al termine del dialogo, i giovani hanno ascoltato l’ultimo messaggio di mons. Tonino Bello ai suoi preti in occasione della Pasqua 1993. L’incontro è terminato con la benedizione e i saluti di padre Bruno e un arrivederci al 30 maggio per il pellegrinaggio Pollutri-Casalbordino e al 2 giugno per la conclusione dell'Agorà dei giovani a San Gabriele.

Monica Di Blasio ed Emanuele Sabatini

Sui passi di Alessandro Muzio: il pellegrinaggio Pollutri-Casalbordino

Quel giorno in cui Alessandro Muzio con animo ansioso e passo indeciso, caratteristica deambulazione di chi vuole arrivare e nel contempo ne farebbe a meno per paura di constatare una spiacevole realtà, procedeva verso il suo campicello e all’improvviso si ritrovò in ginocchio davanti alla SS.ma Vergine, avrà stretto con tutta la sua forza quel rosario che fino ad un istante prima gli permetteva di conteggiare i Pater e le Ave.

Paura, gioia, incredulità: quali sensazioni avrà provato? D’un tratto da semplice contadino a veggente di sì celestiale figura. Il solo cercare di immaginare la realtà di quel momento mi trasmette una dimensionalità di pensiero che mi fa sentire annichilito davanti all’immensità dell’evento.

Un incontro non con un ET ma con chi di più caro possa esserci, eppure un senso di sbigottimento non può non avvertirsi. Forse nella stessa circostanza, un po’ tutti noi andremmo a provare la stessa sensazione di quando, la nostra madre terrena ci scopriva con il muso addolcito da quella graziosa sostanza che avevamo appena prelevato dalla zuccheriera.

Momenti simili, intensi di amore filiale-materno, nel mentre dovrebbero esaltarci in realtà ci confondono, le impurità umane riescono ad offuscare anche simili sensazioni. L’impurità del peccato riesce a farci avere paura della persona che ci vuole più bene e che quotidianamente ci accarezza con il sorriso della vita. Quella impurità che ci ha fatto scoprire la pochezza della nudità fisica (mi sono nascosto perché nudo) e che poi ci ha indotto a negare il senso del rapporto fraterno (sono forse il custode di mio fratello?).

Il prossimo 30 maggio ripercorreremo il tragitto effettuato da Alessandro in quel lontano 11 giugno 1576. Sicuramente saremo in tanti, come oramai è consuetudine, e, guidati da mons. Forte con l’infaticabile don Giuliano, andremo da Pollutri, verso il santuario di Miracoli, recitando quel rosario che un tempo quotidianamente, nelle ore serali, “borbottavano” i nostri vecchi.

Sarà sicuramente un altissimo momento di fratellanza, solidarietà e gioia: viviamolo con spirito sereno e riconciliato, non come una passeggiata fuori le mura cittadine.

Gabriele Di Virgilio

mercoledì 20 maggio 2009

L'Angolo di cielo di Lara Molino. La cantautrice apre il concerto di Morandi a Chieti


Ad aprire il concerto di Gianni Morandi sabato 23 maggio prossimo, alle ore 21.00, a Chieti, sarà la cantautrice sansalvese Lara Molino. Lo spettacolo si terrà nel piazzale dello stadio Angelini e l’incasso sarà devoluto ai terremotati abruzzesi per scelta dello stesso Morandi. Incontriamo Lara e le rivolgiamo alcune domande.

Come ti senti alla vigilia di questo evento?

«Mi sento emozionata, contenta e ringrazio il Signore per questo ulteriore dono. In questi anni ho avuto la possibilità di cantare in molte parti del mondo, davanti a migliaia di persone, l’onore di aprire concerti di artisti importanti e l’occasione unica di cantare davanti a Papa Giovanni Paolo II, in occasione della GMG del 2000. Questa esperienza che farò il 23 maggio, quando aprirò il concerto di Morandi, sarà un’importante tappa della mia carriera non solo per lo spettacolo di alto profilo artistico a cui parteciperò , ma anche per l’iniziativa di solidarietà voluta da Gianni: l’incasso dei concerti del 23 e 24 maggio andrà ai terremotati abruzzesi, alla mia gente».

Cosa canterai il 23?

«Canterò due miei brani tratti dal mio nuovo CD, “Il mio angolo di cielo”, “Gianni mi ha chiesto di aprire il suo concerto dopo aver ascoltato il mio disco, mi ha telefonato e fatto tanti complimenti!».

Parlaci del tuo “Angolo di cielo”.

«Questo mio ultimo lavoro, uscito a dicembre scorso, è stato registrato a Roma da Massimo Varini, chitarrista e produttore di Nek, Laura Pausini e tanti altri. è un disco autoprodotto e mi rappresenta molto. All’interno del cd, c’è una canzone alla quale sono molto legata, “Madre mia, Ave Maria”. Ho voluto inserire dei brani che parlassero di quello che sono, che vivo, quindi anche della fede, che per me è un tema molto importante».

Sappiamo che ti occupi di evangelizzazione di strada, ci parli di questa tua esperienza?

«Ho iniziato a occuparmi di evangelizzazione di strada circa tre anni fa a Pescara, dopo aver frequentato il corso base delle Sentinelle del Mattino, invitata da don Valentino Iezzi. Sono anch’io una “sentinella” e appartengo alla “fiaccola” di Chieti-Vasto. Noi della fiaccola siamo un gruppo di giovani che senza lasciare il loro cammino di movimento, si incontrano per annunciare Gesù, nelle strade, nelle piazze, soprattutto il sabato sera, per offrire ai nostri coetanei l’unica vera Alternativa: Cristo!».

Riesci facilmente a conciliare la tua carriera di cantautrice con il tuo cammino di fede o hai avuto e hai delle difficoltà?

«Non penso di avere difficoltà, anzi! Non riesco a scindere le due cose, io sono così: arte e fede, vanno insieme. Dio mi ha fatto un dono grande: mi ha mantenuta salda nella fede, nonostante gli alti e bassi di questo lavoro, mi ha fatto rimanere una persona semplice che gioisce per le piccole cose e questa gioia grande vorrei trasmetterla anche agli altri, magari sul palco con Morandi, chissà?».